Fashion Design Lab Magazine
giugno 2016 | nº 07
  Lapislazzuli. Magia del blu
Museo degli Argenti, Palazzo Pitti - Firenze, > 11 ottobre 2015
Roberto Cantini
 
   

Le "stanze del Tesoro" del Museo degli Argenti custodiscono una straordinaria raccolta di vasi intagliati in lapislazzuli, dalle mirabolanti forme ispirate dagli artisti del Manierismo fiorentino. E' una collezione unica al mondo, iniziata da Cosimo I de' Medici alla metà del Cinquecento e accresciuta soprattutto per volontà di Francesco I nei laboratori del Casino di San Marco e proseguita, alla sua morte, dal fratello Ferdinando, cardinale della Chiesa romana, che gli succedette nella carica di granduca di Toscana.

La rara e preziosa pietra blu era estratta dalle cave di Sar-e-Sang, tra le montagne del Badakhshan (odierno Afghanistan), l'unico giacimento noto nell'antichità, visitato anche da Marco Polo nel XIII secolo.
L'idea di dedicare una mostra a questa pietra, carica di magici significati, ci è stata offerta da Gian Carlo Parodi, mineralogista del Museum National d'Histoire Naturelle di Parigi. Si tratta quindi di una mostra mirata non solo all'approfondimento degli squisiti manufatti artistici ma rivolta anche - e non in misura minore - all'aspetto più prettamente mineralogico, argomenti che si integrano, consentendo approcci singolari e non usuali per la storia dell'arte.

Il Museo di Storia Naturale dell'Università di Firenze, diretto da Giovanni Pratesi, ha avuto un ruolo di primo piano nell'elaborazione del progetto e una sezione della mostra, dedicata alla pietra e ad aspetti di ricerca scientifica, è stata allestita al Museo della Specola. Nel Museo degli Argenti la mostra si articola in quattro sezioni. La prima sezione Dalla Natura all'Artificio presenta una selezione di campioni di lapislazzuli di varia formazione e provenienza a diretto confronto con i massimi raggiungimenti nell'utilizzo del lapislazzuli in vasi e coppe, fiasche e mesciroba provenienti dai più prestigiosi musei d'Europa, quali il Museo del Prado di Madrid, l'Ashmolean Museum di Oxford, il Grünes Gewölbe di Dresda, il Landesmuseum Württemberg di Stoccarda.

Vanto delle botteghe di intagliatori milanesi, l'arte di intagliare questa pietra fu introdotta a Firenze nel 1572 da Francesco I, che fece venire da Milano i fratelli Gian Ambrogio e Gian Stefano Caroni
; sede dei laboratori granducali e nucleo delle botteghe di corte fu il Casino di San Marco, «ove in guisa di piccolo arsenale in diverse stanze ha diversi maestri che lavorano diverse cose e quivi tiene i suoi lambicchi, e ogni suo artifizio», come scrive l'ambasciatore veneziano Andrea Gussoni nel 1576.

La seconda sezione Commesso in pietre dure e pietre dipinte racconta l'evoluzione dell'utilizzo del lapislazzuli nel primo Seicento in due ambiti, quello del commesso e quello della pittura su lapislazzuli, animati dallo stesso desiderio di rendere eterna e fissare la natura nei colori immutabili della pietra.

La terza sezione La pietra blu nel fasto principesco mostra come, nel momento in cui il lapislazzuli diventa sempre più raro, la pietra viene destinata quasi esclusivamente a oggetti profani e suppellettili sacre di grandissimo pregio artistico e di elevatissima committenza.

La quarta sezione Dall'Oltremare al Blu Klein è dedicata al pigmento. Quando si tratta dell'utilizzo del lapislazzuli in campo artistico il pensiero corre infatti all'azzurro "oltremarino", decantato come «colore nobile, bello, perfettissimo oltre tutti i colori» nel trattato di Cennino Cennini - uno degli ultimi esponenti della grande scuola giottesca fiorentina - che descrive nei dettagli il modo di ricavare il pigmento prezioso dalla macinazione della pietra.

La mostra di grande raffinatezza è a cura di Maria Sframeli, Valentina Conticelli, Riccardo Gennaioli, Giancarlo Parodi, il bel catalogo, utile strumento per la visita, è edito da Sillabe.

info:
www.unannoadarte.it

Figura di colomba<br>periodo medio elamita, XII secolo a.C.<br>lapislazzuli e decorazioni in oro<br>Parigi, Musée du Louvre, Département des Antiquités orientales La dea Maat<br>III periodo intermedio, 1069-664 a.C. circa<br>lapislazzuli<br>Parigi, Musée du Louvre, Départment des Antiquités égyptiennes Arte greco-romana<br>Probaskanion (amuleto) <br>I sec. a.C.<br>lapislazzuli intagliato e inciso<br>Firenze, Museo Archeologico Nazionale
 
Gasparo Miseroni<br>(Milano, 1518 circa-1573)<br>Tazza a forma di conchiglia<br>sesto decennio del XVI secolo<br>lapislazzuli<br>Firenze, Palazzo Pitti, Museo degli Argenti Gasparo Miseroni<br>(Milano, 1518 circa-1573)<br>Coppa<br>1560-1570<br>inizio del XIX secolo (?) (integrazioni della montatura)<br>lapislazzuli, oro smaltato, legno dipinto<br>Stoccarda, Landesmuseum Botteghe granducali<br>Giovan Battista Cervi<br>(Firenze, 1532-1586)<br>Coppa a forma di conchiglia<br>ante 15 maggio 1576<br>lapislazzuli, oro fuso, cesellato e smaltato;<br>Firenze, Palazzo Pitti, Museo degli Argenti
 
Botteghe granducali (Caroni ?)<br>Jaques Bylivelt<br>(Delft, 1550 – Firenze, 1603)<br>su disegno di Bernardo Buontalenti<br>(Firenze, 1523-1608)<br>Fiasca<br>1583-1584<br>lapislazzuli, oro fuso, cesellato e smaltato, rame dorato<br>Firenze, Palazzo Pitti, Museo degli Argenti Botteghe granducali (Caroni ?)<br>Coppa a catino<br>ante 1589<br>lapislazzuli<br>Firenze, Palazzo Pitti, Museo degli Argenti Botteghe granducali o manifattura milanese <br>Pierre Delabarre<br>(attivo a Parigi dal 1625 al 1643)<br>Coppa con delfini, draghi e bambino<br>seconda metà del Cinquecento (coppa); 1625-1645 (montatura)<br>lapislazzuli, oro smaltato<br>Madrid, Museo Nacional del Prado
 
Botteghe granducali (?)<br>Orafo attivo a Praga (?)<br>Brocca a forma di navicella<br>1600 circa (parti lapidee)<br>1600-1610 circa (montatura)<br>lapislazzuli e oro<br>Oxford, The Ashmolean Museum, legato Michael Wellby Manifattura veneziana<br>Piano per i giochi degli scacchi e tric-trac<br>ultimo quarto del XVI secolo<br>legno con dorature e lapislazzuli<br>Londra, Victoria and Albert Museum Manifattura veneziana<br>Stipo<br>1565-1580<br>legno di conifera (forse abete), pioppo, ontano, legno di albero da frutto (forse pero) dipinto e laccato, ametista, alabastro, lapislazzuli e altre pietre dure, madreperla parzialmente dipinta e dorata, ferro<br>Berlino, Staatliche Museen zu Berlin, Preußischer Kulturbesitz, Kunstgewerbemuseum
 
Manifattura italiana o francese<br>Busto di Livia Medullina<br>seconda metà del XVI secolo<br>lapislazzuli, oro inciso e smaltati<br>Firenze, Palazzo Pitti, Museo degli Argenti Botteghe granducali<br>Cristofano Gaffuri<br>(attivo a Firenze dal 1575-1626)<br>su modello di Jacopo Ligozzi<br>(Verona, 1547 – Firenze, 1627)<br>Tavolo con Veduta del porto di Livorno<br>1601-1604
commesso di pietre dure<br>Firenze, Galleria degli Uffizi Da Jacopo Bassano<br>Adorazione dei Magi<br>seconda metà del XVI secolo<br>olio su lapislazzuli<br>Milano, Collezione Giulini
 
Manifattura romana<br>Reliquiario ad altarolo con Annunciazione<br>primo decennio del XVII secolo<br>lapislazzuli (dipinto); ebano, argento, avorio, diaspro di Sicilia, diaspro di Boemia, agata di Germania, lapislazzuli<br>Firenze, Palazzo Pitti, Galleria Palatina Giovanni Campi<br>(attivo a Roma alla metà del XVII secolo)<br>Baccanale di putti<br>1649-1650<br>Pietra di paragone su fondo di lapislazzuli, cornice di lapislazzuli, coppia di draghi di sostegno e aquila sormontante la cornice in legno e metallo dorato<br>Roma, Galleria Borghese Luigi Valadier<br>(Roma, 1726-1785)<br>Cartagloria della Cappella Borghese<br>1762<br>argento bulinato, bronzo fuso, cesellato e dorato, e lapislazzuli<br>Roma, Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, Museo del Tesoro
 
Botteghe granducali su disegni di Carlo Carlieri<br>(attivo a Firenze tra il 1802 e il 1816)<br>Centro tavola<br>1807-1816<br>commesso di pietre dure e bronzo dorato<br>Firenze, Palazzo Pitti, Galleria d’arte moderna Miniatori fiorentini<br>Dante nella selva oscura<br>1420 circa<br>manoscritto membranaceo<br>Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana Niccolò Germano<br>Planisfero (dalla Geographia di Tolomeo)<br>seconda metà del XV secolo<br>manoscritto membranaceo<br>Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana
 
Loyset Liédet<br>(attivo a Bruges tra il 1448 e il 1478)<br>Scene della vita dell’imperatore Adriano<br>seconda metà del XV secolo<br>manoscritto membranaceo<br>Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana Piero di Giovanni, detto Lorenzo Monaco<br>(Siena, 1370 circa – Firenze, 1425)<br>Cristo benedicente<br>1407-1409<br>tempera su tavola<br>Firenze, Galleria dell’Accademia Melozzo da Forlì<br>(Forlì, 1438-1494)<br>Angelo che suona il liuto<br>1474 circa<br>affresco staccato riportato su cadorite<br>Città del Vaticano, Musei Vaticani
 
Giovan Battista Salvi, detto il Sassoferrato<br>(Sassoferrato, 1609 – Roma, 1685)<br>Ritratto di Monsignor Ottaviano Prati<br>1650 circa<br>olio su tela<br>Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini Yves Klein<br>(Nizza, 1928 – Parigi, 1962)<br>Victoire de Samothrace S9<br>1973<br>pigmento puro e resina sintetica su gesso con base di pietra<br>Pistoia, Collezione Gori Boucheron<br>Devant de corsage<br>1925<br>oro al palladio, lapislazzuli, corallo,giada, onice, turchese, strass<br>Parigi, Collezione Boucheron
 
Cartier New York<br>Orologio da tavolo<br>1925<br>oro, argento dorato, metallo argentato,lapislazzuli, giada, madreperla, smalto<br>Ginevra, Collezione Cartier Annamaria Zanella<br>(Sant’Angelo di Piove di Sacco,Padova, 1966 – )<br>Annunciata<br>2009<br>argento 925/1000, tessuto di acciaio,polvere di lapislazzuli, oro, rame, ossidi, resine naturali<br>Padova, collezione dell’artista no_image
 
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