Fashion Design Lab Magazine
febbraio 2012 | nº 05
  Dall'Australia a Prato seguendo la traccia di un Opossum. Il Sogno di Maree Clarke
Prato, Monash University - Palazzo Vai, via Pugliesi 26 | 24 aprile - 4 maggio 2012
Simonetta Doni
 
   

Per i popoli aborigeni australiani il mondo esisteva anche prima della sua creazione concreta, in una dimensione che viene chiamata «Dreamtime», «Tempo del Sogno», ed ha preso forma grazie a esseri speciali, sacri, siano essi animali o umani, che compiendo certe azioni, come cacciare o danzare, o cantare, hanno lasciato una traccia nel mondo reale che noi abitiamo. Dal passaggio di queste figure sono nati, mari, montagne, fiumi, rocce, alberi. Questa esperienza del «Tempo del Sogno», non è conclusa e limitata a un tempo passato, è presente intorno a noi, per esempio, ogni volta che un sogno ci fornisce una spiegazione o una direzione da seguire, e quindi crea un po' del nostro mondo. Non è difficile capire, quindi, quanto c'è di sacro nel rapporto che gi aborigeni hanno con la natura che li circonda, e come ogni gesto che la riguardi sia considerato come la partecipazione a un rito.
E non è difficile capire che l'oblio di questi sogni e della capacità di raccontarli, condanni l'uomo a perdere sé stesso e il mondo che lo circonda.

Maree Clarke è una fiera e generosa figlia della tribù aborigena Yorta Yorta del sud est dell'Australia. Ed è un'artista. Il suo Sogno è quello di viaggiare attraverso il suo paese raccogliendo le tracce che la natura le offre, siano rami di alberi o denti di canguro, e riscoprendo i riti aborigeni che ancora sopravvivono all'oblio.
Riconsegna questo patrimonio ai giovani e ai grandi delle tribù perché ne riscoprano la memoria e i significati e in questo modo aiutino il mondo a continuare a vivere.
Con i denti di canguro ha creato un'opera d'arte rappresentata da una collana di 75 incisivi. Con i rami del «bush» ha creato delle istallazioni. Poi ha preso i colori della terra, dall'ocra al rosso al marrone e al nero e, assieme ad altre artiste aborigene, ha insegnato di nuovo alle tribù dell'Australia del sud-est a decorare l'interno delle pelli di Opossum che formavano i mantelli con cui tradizionalmente si coprivano e in cui venivano sepolti. La mappa di decorazioni dell'interno del mantello di pelli di Opossum definisce il mondo del suo proprietario, con le sue indicazioni geografiche, i fiumi i monti, le genti che lo abitano e i loro costumi, con le scene di caccia, e gli animali che ha ucciso, e i riti che li riguardano.

Un'università australiana, la Monash University, che dieci anni fa ha gettato un ponte con l'Europa venendo ad aprire una sede nel centro storico di Prato, ha chiamato Maree Clarke all'interno di un programma di «Artist in residence», e lei nel mese di marzo ha preso un gruppo di pratesi e, così come aveva fatto con le comunità aborigene, li ha invitati a ritrovare la memoria della loro città e a fissarla su tanti pannelli di lana rigenerata e a formare un mantello, con i colori della terra australiana, che tanto si avvicinano alle nostre crete senesi.
Tra la scoperta dei segni, dei colori e delle tecniche aborigene, e le forme, le storie, le suggestioni dei pratesi, nasce così un legame, e ci si trova a capire che i valori importanti sono gli stessi, come il senso profondo della famiglia, dove grandi e piccini lavorano al mantello di Opossum come qui alla creazione del nostro mantello di lana.
E allora quelle strane figure di uomini disegnati nelle grotte australiane non sembrano più tanto diverse dall'uomo di Leonardo riprodotto sulla nostra moneta da 1 Euro.
Il risultato di quest'esperienza, assieme ad alcuni dipinti inediti di Maree Clarke, saranno esposti dal 24 aprile nella sede pratese della Monash University, a Palazzo Vai.

Dopo aver ricostruito il «Sogno di Prato», ed avercelo consegnato aiutandoci a far vivere il nostro mondo, Maree riparte per il suo paese. E' in procinto di organizzare un nuovo progetto per recuperare alla memoria delle popolazioni aborigene un rito legato al lutto, dove chiamerà alcuni esponenti a realizzare e indossare un copricapo tradizionale, pesante più di sette chili, così come facevano i familiari del defunto per alcune settimane per onorarne la memoria e rendere concreto e reale il dolore per la perdita.
Un dolore antico che in tutte le società ha dato vita a riti e forme d'arte a cui tutti sono chiamati a partecipare.
Un'arte condivisa per aiutare il mondo a proseguire il suo cammino in una comunione con tutti gli elementi della natura. Questo è il messaggio di Maree.
E il Sogno di Maree continua.

Info Mostra:
Ritual and ceremony (Ceremonie e rituali)
Maree Clarke, Artista Aborigena
Inaugurazione: 24 aprile 2012 | ore 18.00-19.30
Apertura: dal 24 aprile al 4 maggio 2012
Orari: dalle ore 09.00 alle ore 17.30 (escluso il 25 aprile e il fine settimana)
Ingresso gratuito
Monash University Prato Centre
Palazzo Vai, via Pugliesi, 26, Prato
www.monash.it | tel. 0574 43691

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